Nasser Rabah
Poeta e
romanziere palestinese, nato a Gaza nel 1963, dove vive ancora oggi. Ha
conseguito una laurea in scienze agricole nel 1985. Ha lavorato come direttore
del dipartimento di comunicazione presso il Ministero dell'Agricoltura
palestinese. È membro dell'Unione degli scrittori e dei letterati palestinesi.
Ha diverse raccolte poetiche e alcuni romanzi, tra cui: "Rincorrere una
gazzella morte", "Acqua assetata d'acqua", "Da circa
un'ora", "La siepe della gazzella".Alcune delle sue poesie sono state tradotte in inglese, francese
e ebraico.È una delle voci importanti nel panorama letterario
palestinese contemporaneo. Le sue opere rispecchiano le sofferenze
del popolo palestinese.
La guerra che non finisce Se posate i cuori sotto i letti come scarpe consunte e abbandonate,la polvere della guerra non vi si poserà e nulla saprete.Se posate i cuori sullo scaffale come orologio vecchio e rottonon vi percorrerà il brivido della guerra e non sarete afflitti.
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In guerra il cuore si espande, diventa una barca per i piccoli,
un’ora di serenità e un cielo per la scrittura.
In guerra il cuore soffoca, si svuota dalle parole,
ai suoi confini si sciolgono i passeri in rugiada rossa.
sventola il cuore su un palo alto alto, chiamato patria.
In guerra lasci il cuore a parte, e salvi la carta:
la tua vecchia foto presso la porta della scuola,
i documenti della casa crollata, l’attestato di nascita di tuo figlio,
non è importante, per ora, il cuore.
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Gaza … Gaza
2-
Come gli annegati risalgono alla superficie, così ritorniamo dalla
guerra,
con le tasche piene dei ricordi del fondale, di sabbia e dolore,
le fronti fasciate dal pianto, senza occhi e senza lacrime
leggiamo vecchie insegne di quel che è successo, come se lì non fossimo
stati,
risaliamo alla superficie, come i morti ritornano dalla vita.
6 -
Le nuvole dell’inverno passano camuffate con divise di soldati
di ritorno dalla guerra, gli elmi bucati dai rimorsi.
Sono le nuvole dell’inverno a bussare ai tetti
oppure proiettili che chiamano i nomi dei morti,
affinché noi tagliamo il sonno in due parti
come pane, e lo farciamo di pianto?
7-
E ora,
mi invento un cielo senza nuvole e senza pioggia,
senza uccelli e senza farfalle,
un cielo per un solo aereo,
a forma di un grande cuore
riga l’azzurro con linee bianche,
scrive in alto il tuo grande nome,
lo leggo e muoio …
poiché gli aerei, madre, non ci amano.
8-
Quando torno dalla guerra,
semmai torno,
non guardatemi negli occhi,
per non vedere ciò che ho visto.
9-
Nudo, gli legarono le mani,
nudo, lo addossarono al muro,
nudo, sentì il rombo dei fucili,
e in fine
percepì il calore della terra.
*****
Nessuno danza come Gaza
2-
Attraversiamo il ponte di Gaza alle sette e mezza,
Fairuz continua a cantare,
i passeggeri chiedono al conducente di accelerare,
il conducente maledice le condizioni della vita,
il poliziotto “Adly” è sempre il poliziotto Adly,
e il solo cacciatore è ancora solo!
Le sette e mezza, dunque, sono le sette e mezza
se ignorassimo le tracce dell’autocarro sull’asfalto
la grande buca causata dalla mina
e il mal di testa .. poiché non ho dormito bene stanotte.
5-
Se sarà un proiettile,
che non sia nella mia bocca
che fiorisce passerotti, parole e baci,
se sarà un bombardamento
che non mi lasci a lungo sotto le macerie,
se sarà un annegamento
che non sia in una piscina, in presenza di belle donne,
se sarà un assassinio
che non sia gettarmi dal quarto piano,
poiché morte e ambulanza arrivano insieme.
Ti supplico Dio.
6-
In guerra le case sono divorate dal dolore,
parlano a sé stesse, passeggiano sul mare
per noia e solitudine,
ritornano e seppelliscono la testa nel traffico della città.
In guerra le case sono ferite dai bombardamenti,
e come le persone … muoiono di gangrena.
Traduzione di Gassid Mohammed
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