poiché galassia è la mia anima/ Hiba Abu Nada

Hiba Abu Nada

 


Poetessa e scrittrice palestinese (1991). Ha una laurea in "biochimica", e un master in "scienza dell'alimentazione". Lavorava nel centro "Rusul", nella sezione dedicata ai bambini eccellenti nel campo della scienza. Ha ottenuto il secondo posto, sezione romanzi, nella ventesima edizione del premio "al Sharjah per la creatività araba", con il suo romanzo "L'ossigeno non è per i morti".

È stata uccisa il 20 ottobre 2023, a causa degli attacchi israeliani su Gaza, all'età di soli 32 anni.

 

 

 

(1)

Che tu sia protetta,
nelle preghiere lo chiedo
e nelle invocazioni.
Semino amuleti
in ogni minareto
in ogni quartiere.
Che tu sia protetta
dall'ordine del generale
che missile diventa
fino a quando
quel missile si abbatte.
Che tu sia protetta,
mentre i sorrisi dei bimbi
ne cambiano la rotta
poco prima che si abbattesse.


(2)

Che tu sia protetta,
mentre qui dormono i bimbi
come pulli nel nido,
mai giungono ai sogni
poiché la morte marcia
verso il loro nido.
E colombe diventano
le lacrime delle madri
che ne inseguono le bare.
 
(3)
 
Che sia protetto il padre dei bimbi
mentre sorregge la dimora
affinché non crolli,
e supplica l'attimo della morte:
"sii clemente con me,
che ti cambia
se ti attardi un poco,
per loro ho amata la vita
concedigli morte dolce,
come dolci sono loro".
 
(4)
 
Che tu sia protetta
dalle ferite o dalla morte
nel pieno dell'assedio
e nel ventre della balena.
Le nostre strade ad ogni raid
implorano Dio,
per le case pregano e per le moschee.
Quando a Nord le bombe piovono
si innalzano a Sud le preghiere.
 
(5)
 
Che tu sia protetta
dalle piaghe e dalle sofferenze.
Con i versetti della Sūra Aprente
ho custodito le arance dal fosforo,
e dal fumo nero i colori delle nubi.
 
Che tu sia protetta,
e quando tutto sarà finito
i due innamorati uccisi
un giorno rideranno.
 
*******
  
 
Quanto siamo soli!
Tutti hanno vinto le loro guerre
mentre tu sei lasciato nudo
dinanzi alla tua solitudine.
Non vi è poesia, oh Darwish,
che restituirà al solitario
ciò che ha smarrito o ha perso.
 
Quanto siamo soli!
Questa è un'altra epoca di Jāhiliyya
maledetto ciò che
in guerra ci ha divisi
e nel tuo funerale ci ha uniti.
 
Quanto siamo soli!
la terra è un mercato libero
e la tua grande patria
è messa all'asta.
 
Quanto siamo soli!
Questa è un'epoca di Jāhiliyya
nessuno ci sostiene
quanto siamo soli!
Cancella pure le tue lacrime,
le tue vecchie e nuove poesie.
Tieni duro, terra mia.
 
*******
 
 
Se credi che ti ho pensato
anche una sola volta,
mille volte ti ho dimenticato
nella poesia,
e nell'audio di lungo silenzio
laddove i sensi non hanno
sguardo ne bocca.
E là, nel capanno dell'assenza
sui peli rizzati del tappeto,
nella stanza dell'oblio
laddove il sole mai si avvicina
ai letti arrugginiti.
E sulle ruote idrauliche
erette sopra i fiumi del nulla
che scorrono sempre.
 
Come se avessero cancellato i palmeti
e non vi è rimasto nelle tenebre
nemmeno l'ombra d'un dattero.
Son passate le ondate dei nomi
sotto la mia penna
ma non ne è rimasto attaccato
neanche uno.
Insorgono le praterie della nostalgia
ma non sei apparso
neanche per un secondo
e non vi era il nitrito
d'una tua puledra.
Percorro i sentieri degli assenti
ma non ti cerco
neanche per sbaglio.
 
Sulla strada della nostalgia
i ricordi non prestano soccorso
né d'un po' d'acqua, né di pane.
Il pane delle parole è rimasto lì
raffermo, mentre l'amore gioca
il nascondino dei ricordi
contando fino a dieci.
Ho sbucciato la mia memoria
e al cuore bambino
ho tessuto una giacca.
 
Ho tolto l'henné della nostalgia
ho, dunque, due mani
che fanno sorgere alba di luce.
 
E dopo che le mie ferite son maturate
nello stupore, i fiori come i tizzoni
sono diventati un mero color rosso.
E dopo aver preso tutte le mie misure
non posso indossare un piccolo sogno
poiché galassia è la mia anima.
E dopo che la mia immaginazione
ha compreso la sua sacralità
tu non potrai più esserci
neanche come un'idea.
 
Non preparo i dolci per dimenticare
poiché è più amaro il cibo
come amara è la poesia.
Questo perché la mia profezia dice:
comprenderò la saggezza della terracotta
e mai piangerò per una giara.
E non dico che l'hai spaccata - la mia schiena -
ma qualcosa, tramite te,
l'ha voluta spaccare.
 
Le mie ali che tanto
male mi facevano
adesso nel cielo sublime
volano libere.
 
*******
  
 
Ieri una stella disse
alla luce del mio cuore:
oh luce
non siamo meri viandanti,
non spegnerti,
sotto questa luce vagano
tuttora gli erranti.
 
In principio sei creato nell'amore,
altri doni non devi portare
ai cuori tremanti.
Tutti i roseti hanno avuto inizio
nei nostri nomi,
per ciò che lasciarono un tempo
i cuori degli innamorati.
 
Da quando la lingua fu,
ai nostri simili ha insegnato
di curare gli altri con l'amore.
Siamo fragranza celeste
per il loro fiato corto,
siamo un sospiro
e un po' d'ossigeno.
 
Avvolgiamo con tenerezze le ferite
come garza metaforica
o pillola d'aspirina.
Se tutte le galassie, oh luce,
anguste e inospitali diventano
tu dichiara: entrate nel mio cuore
tutti quanti, sereni.

  

 Traduzione di Gassid Mohammed


 

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