Sajjad ibn Fatimah
Giovane poeta iracheno, una voce poetica distinta. Ha pubblicato la sua prima raccolta "Ripetere gli errori degli antichi" nel 2018.
E' ingombro il mondo di quel che non
vediamo.
Penso all'occhio/ferro di cavallo
chi ha spinto l'uomo dentro un ring, con i
propri zoccoli,
e chi l'ha chiamato vita?!
In un'altra dimensione non percepita dai sensi
vi sono mosche che depongono uova in cesti
d'aria
vi sono teste che attirano, con gravità, a
sé le cesti:
ciascuna porta una cesta di mosche
difficile a vedere con occhio privo
d'immaginazione.
Vi è rumore nel mondo che non udiamo:
pacchi vocianti che l'uomo lancia con la
lingua verso l'alto
non hanno energia sufficiente per giungere
(la lingua è un chiacchierio sperperato con
le preghiere)
Pacchi
che non si somigliano, saturano spazio che non percepiamo.
Li sento gridare: non vi è una mano
da tirarli dal loro precipizio?
E' ingombro il mondo di quel che udiamo e vediamo.
Noi, suoi bambini fuggiaschi dalla
superficie ingombra,
giochiamo a nascondino in pieghe che ci
concedono
quiete e visibilità al buio.
(Traduzione di Gassid Mohammed)
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