Samer Abu Hawwash
Poeta e traduttore palestinese residente a Barcellona - Spagna. È nato a Beirut nel 1972, e dal 1993 ha lavorato nelle testate libanesi, tra cui: Al-Nahar, il quotidiano Al-Safir, e il quotidiano Al-Mustaqbal; inoltre, ha anche gestito la redazione di numerose riviste arabe nel Golfo.
Ma “risiede” in Palestina, qualunque sia il suo indirizzo. Ha pubblicato 11 raccolte di poesie, tra cui “Ti ucciderò, O Morte” e “Un ultimo selfie con un Mondo morente”, e l’ultima raccolta “Rovine”, che, come dice il titolo, sembra svilupparsi sulle rovine dei luoghi che ha abbandonato o da cui è immigrato, o di quelli che risiedono in lui ovunque viaggi. Proprio come milioni di arabi, la cui catastrofe non è solo “palestinese”; invece, ogni arabo ha una storia di continui spostamenti, sfollamenti e migrazioni, soprattutto negli ultimi due decenni.
Ha scritto due romanzi: "San Valentino" (2005) e "La felicità o una serie di esplosioni che ha colpito la capitale" (2006). Ha anche una ricca produzione di traduzioni, che ammonta a più di 40 libri.
Non importa più che qualcuno ci ami
Non importa più
dopo oggi,
che qualcuno ci ami.
Basta che ci ami il Magnifico Angelo
nel suo cielo luminoso.
In lontananza lo vedono i nostri bambini
mentre le sue mani disegnano un cuore,
e sorridono.
Le nostre donne lo vedono agitare un gelsomino bianco
e allora chiudono i loro occhi una volta
e per sempre.
I nostri uomini vedono le sue ali blu
limpide come il cielo,
e con cuori catturati
Si preparano al viaggio verso Lui.
Non importa più che qualcuno ci ami,
le bombe ci hanno liberati dalle nostre orecchie,
con le quali sentivamo parole d’amore.
I missili ci hanno liberati dai nostri occhi,
con cui vedevamo sguardi d’amore.
E le parole oscure ci hanno liberati dai nostri cuori,
in cui custodivamo gli amuleti d’amore.
Non importa più che qualcuno ci ami,
in questo mondo.
“Sembra, ad ogni modo, sia stato amore a senso unico”
dicono i nostri anziani, esausti dal sogno di una Terra.
Il nostro poeta, in piedi, nell'orizzonte lontano
proclama: “Salvaci dal questo amore crudele ”,
poi sussurra in tono di scusa
con fugace, infantile ottimismo:
“Non vi è nulla su questa Terra,
che valga la pena di vivere”.
Non importa più
che qualcuno ci ami.
Siamo stanchi di parole, dette e non dette,
di mani che si allungano ma non toccano,
di occhi che vedono ma non vedono.
Siamo stanchi di noi stessi
in questa notte senza fine,
e stanchi delle nostre madri aggrappate
a ciò che resta di noi,
stanchi di questa pietra portata sulle spalle,
questa eterna maledizione.
La portiamo di abisso in abisso,
di morte in morte,
senza mai raggiungere una meta.
Non ha più importanza, dopo oggi, che qualcuno ci ami,
o che partecipi ai nostri funerali.
Eccoci procedere, in silenzio, verso una finale perdizione,
tenendoci per mano,
e avanzando soli nel deserto del mondo.
Ad un certo punto,
uno dei nostri bambini guarderà indietro,
getterà un ultimo sguardo alle rovine,
e versando una sola lacrima, dirà:
“Non importa più che qualcuno ci ami.”
Traduzione di Zahra Mohyadin Abukar
Bellissima e struggente,un poetare coraggioso e umano in nome di un popolo sfortunato e infelice
RispondiEliminaGrazie mille, buoni e sereni giorni
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