Porte ancora aperte è il perdono / Emad Fu'ad

 

Emad Fouad 



Poeta e scrittore egiziano, nato nel Cairo nel 1974, attualmente residente in Belgio. Ha pubblicato varie raccolte di poesia, tra cui "Un vecchio donnaiolo in pensione", "Fantasmi feriti dalla luce", e l'ultima sua raccolta di poesia "Quella è la lingua delle prede fortunate". Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo, dal titolo "Condizione zero". 



1-

L'assassino appena tornato dai vicoli della città
con un coltello grondante di sangue, ansimando per la paura
non era altro che il nostro vicino
che immaginava se stesso
pugnalare l'amata moglie.
E quella ragazza persa nelle risate
per tutto il pomeriggio sopra la sua bicicletta
non era altro che la moglie del fabbro
che desiderava essere al posto della figlia.
È vero che sono cieco
e che non vedo cosa accade attorno a me,
ma per un qualche motivo Dio mi ha punito
facendomi vedere ciò che la gente sognava.
Il giovane che usciva, frettoloso, dall’edificio di fronte
non era altro che quello seduto dietro di noi
con gli occhi fissi da due ore
sul balcone dell’ultimo piano,
e l’uomo di prestigio
che scendeva dalla sua nuova macchina
non era altro che vecchio rannicchiato
in piazza Maidan.
Perfino l’aquilone
che si è innalzata poco fa, sopra i tetti delle case
non era altro che l’anima del ragazzo
che teneva il suo filo
dal basso.
Non sono venuto da te per lamentarmi
e non voglio che tu ponga fine alla mia disgrazia…
Ma non esiste un modo
per rendermi  cieco…
Voglio dire,
completamente cieco
nel senso che non vedo niente
né la gente
né i loro sogni.
 
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2-

 
Il rumore delle pietre che sbattono
 
La polvere è stata creata… affinché la terra crescesse.
Non c’era amore, per questo abbiamo creato qualcosa che gli assomigliasse: il tocco di misericordia dalla mano del cacciatore mentre estraeva la sua freccia dal petto della vittima. La risata pazza che usciva dalla bocca della vittima mentre tagliava il la gola del suo assassino, e l'esitazione della gazzella all’ultimo gemito, prima di vedere il suo cuore nelle zanne del leone.
Ma abbiamo scoperto che potevamo fare di meglio. Abbiamo creato l'innocua tenerezza nel momento sbagliato e abbiamo insegnato alle lacrime come brillare al buio senza motivo, e siamo persino giunti a una nuova invenzione chiamata ‘rimorso’,
appena abbiamo visto una mamma liberarsi del suo feto in riva al fiume
e con un colpo sbattere due pietre per tagliare il cordone ombelicale che li univa. 
Eravamo spietati come lei…  senza cuore.
Sembriamo il rumore delle pietre che sbattono e il sangue rosso che si mischia con l’acqua del fiume, dove i pesciolini circondano il sacco della placenta, mentre sprofonda.
E per convincerci d'essere delle divinità, abbiamo seminato il rimorso nel cuore della donna … e le abbiamo ispirato pazienza
che abbiamo chiamato ‘perdono’.
 
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3- 


Taglio nella carne
 
Perdona
porte ancora aperte è il perdono
e poiché per il pugnale
la ferita non porta rancore.
Il pugnale alla fine non è altro che
un’impugnatura…
una lama.
Perdona
Perché la pugnalata è solo un taglio nella carne
non conosce il senso del dolore.
Se tolto l’abito
appare un solco rosso
di sangue coagulato
sui bordi.
 
La pugnalata è curabile,
consolabile,
è soggetta alla flebo che disinfetta e anestetizza
e alle mani esperte dei medici.
La pugnalata è un’emergenza
Che viene… per scomparire.
Ma ciò che permane
è la cicatrice.


Traduzione dall'arabo di Alessia Zuccheri


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