Abdul Amir Jaraṣ
Poeta iracheno, nato a Baghdad nel 1965, ha
vissuto la maggior parte della sua breve vita sotto il regime di Saddam Hussein.
Nelle sue poesie traspare chiaramente il suo rifiuto delle politiche dell'ex
regime, nel momento in cui molti poeti e intellettuali prestavano le loro penne
per il servizio del dittatore, sia obbligati sia per loro scelta. Ha vissuto
una vita dura e tragica, proprio come la sua morte, e la sua unica ricchezza
era la poesia. Non è riuscito nemmeno a pubblicare le sue raccolte di poesia,
ma sono state pubblicate grazie al sostegno degli amici. La sua prima raccolta
"Poesie contro il vento" è apparsa nel 1993. Nel 1997 è riuscito a
fuggire dall'Iraq, sostando prima ad Amman, in Giordania, per poi dirigersi in
Libia. Dopo neanche un anno ha fatto ritorno in Giordania, e lì ha presentato
richiesta di asilo all'ufficio di migrazione. Alla fine è riuscito a ottenere asilo
in Canada, ma prima di cominciare a godere della sua vita e della libertà che
ha ottenuto, è morto tragicamente, nel 2003, in un incidente banalissimo, dopo
essere caduto dalla sua bicicletta.
Jaras oggi è considerato uno dei maggiori
poeti delle ultime generazioni. Nelle sue poesie tratta le proprie
problematiche esistenziali, che si estendono a tutta l'umanità, senza
tralasciare i temi che riguardano il suo paese e le difficoltà che ha dovuto
affrontare il popolo iracheno duranti i duri anni del regime dittatoriale.
La vita
Ho portato avanti la mia vita
come se fosse un passatempo
oppure un capriccio,
mai sono stato savio.
Nel 1995 sono entrato nel mio
trentesimo anno d'età
così
come se entrassi in un’osteria.
*****
Abdul Sahib Jasraṣ
Padre
oh padre
perché non mi dicesti che la terra
è molto più piccola del sole,
e che l'acqua ne occupa tre quarti?
Padre
la credevo capace di darmi rifugio.
*****
Hikmat Adul Rahim
Mio padre ha numerosi figli
che avranno l'onere di portare il
suo nome.
Io, invece, nessun nome porterò
- non svolgerò tali lavori forzati -
nemmeno il mio nome
che tanto cerco di eludere,
il nome che mio padre sparò a
me
come proiettile.
*****
Sfortuna
Rinascerò nel secolo che verrà
rinascerò sempre a Baghdad,
poiché sono sfortunato.
Mio padre sarà lo stesso,
mia madre sarà la stessa
e gli stessi saranno i miei amici,
poiché - come già detto - sono
sfortunato,
e anche se rinascessi
- ed è ciò che davvero avverrà -
non rinascerò in un altro luogo
e anche se morissi
non morirò
in un altro
luogo.
*****
Nomi
Ho realizzato le mie perdite
ho realizzato
ciò che
devo perdere.
Ho realizzato te,
tu che devo perdere
sempre
perdere totalmente
così
ogni giorno.
*****
Invito
Oh, farfalla
vieni da me
sono ancora splendente
come lampada.
Sono ancora
come lampada -
splendente
e mi è possibile
guidarti
al fuoco.
Tua ombra è la sera
e tu sei
colonna di sogni spenti
in pieno giorno.
*****
Ahmed Abdullatif
Tutte le strade portano …
così dissero
ma
dov’è Roma?
dove sei tu?
Eri connesso a me come circuito in
serie
poi sei stato spento
quale Roma sei tu?
Sogni i pianeti, ma poi mi getti
nel pozzo del primo passo,
a sognare i lupi
e dai lupi ai pianeti.
*****
Pagnotta
habemus panem
dormiremo stanotte,
sotto il cuscino di ciascuno
due pezzi di pane,
il pane che nero divenne
il pane non più bianco.
Dormi, figlia mia
- buona pagnotta
- buona pagnotta, padre
- buona pagnotta a tutti.
*****
Quando eravamo bambini, gattonando,
passavamo per il nostro capostrada
come un pensiero qualsiasi
o un’idea fuggente.
*****
Domanda
Chissà
a cosa pensano
le loro testate nucleari?
*****
Spesso a voi
mi precedono le mosche
o dolci giorni.
*****
Il tuo dolce parlare
mi ha cariato la vita.
*****
Traduzione di Gassid Mohammed
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