Tawfiq Ziad
Poeta, scrittore e politico
palestinese (1929 – 1994), nato a Nazareth, e di cui divenne il sindaco fino
alla sua scomparsa. Era membro del partito comunista israeliano, e ne fu rappresentante
nel Knesset. Aveva sempre lottato per la questione palestinese, con tutti i
mezzi, tanto da essere chiamato "il poeta della protesta". Fu preso
di mira dalle autorità israeliane, per le sue attività, anche quando era membro
nel Knesset. Avevano attentato varie volte alla sua vita, ma riuscì a sfuggirne
per miracolo. Alla fine morì in un incidente stradale, mentre andava ad
accogliere Arafat, che era di ritorno da Oslo, dopo gli accordi.
Ziad ha lasciato 14 raccolte di
poesie, e altre opere in prosa, oltre ad alcune opere tradotte dal russo, e alle traduzioni delle opere del famoso poeta turco Nazim Hikmet.
Prima che
arrivassero
Germogliarono i
fiori sulla finestra
di casa mia, e sbocciarono.
Le viti sulle
pergole s'arrampicarono
e mille scale ne
furono verdi.
casa mia tutta lieta
nel sole si
bagnava quieta,
mentre io sognavo
pane
per tutta la
gente …
sognavo.
Questo fu prima
che arrivassero
sul carro armato
di sangue macchiato
Venite
Venite, oh poeti
piantiamo in ogni
bocca
Un fiore di viola
… e una chitarra.
Venite, oh operai
rendiamo luminoso
questo mondo misero.
Venite, oh
bambini
Sogniamo l'avvenire
e sogniamo
come raccogliere stelle.
Venite tutti …
poiché l'oppressione,
seppur dopo lungo
tempo,
giungerà al suo termine.
E voi avrete vostro
tutto questo
universo,
e il suo
splendore,
la sua ricchezza,
e i suoi segreti!
Un popolo sulla
croce
Inchiodate il popolo intero,
sulla croce
inchiodateci
sopra
affinché …
ci pentiamo!
Questa sconfitta
non è
la fine del mondo
e noi non siamo
schiavi.
Asciugate le
lacrime
seppellite i caduti
e alzatevi di
nuovo.
Oh, popolo triste
sei la forza
della natura,
e l'unica fonte
di salvezza,
sei la storia
l'avvenire
sorridente
in questa
esistenza.
Allora venite,
ci prendiamo per
mano,
e nelle fiamme
camminiamo.
E seppur lontano
il domani dei
liberi
seppur lontano
è sempre vicino!
Come fossimo
venti volte l’impossibile
A Lidda, a Ramla,
in Galilea,
qui restiamo..
sui vostri stomaci, come pietre
e nelle vostre
bocche
come pezzo di
vetro, o pala di fichi d'india,
e nei vostri
occhi
una tempesta di
fuoco.
Qui restiamo..
sui vostri stomaci, come pietre,
laviamo piatti
nelle osterie
riempiamo i
calici ai signori
puliamo i
pavimenti nelle cucine oscure,
affinché per i
bambini tiriamo
un boccone dai
vostri canini blu.
Qui restiamo..
sui vostri stomaci, come pietre,
affamati.. nudi..
ma sfidiamo
e recitiamo poesie,
affolliamo le
strade infuriate di manifestazioni
e gremiamo le
prigioni di orgoglio.
Rendiamo i
bambini ribelli, una generazione dopo l'altra.
Come fossimo
venti volte l’impossibile
A Lidda, a Ramla,
in Galilea,
qui restiamo
bevete pure tutta l’acqua del mare.
Custodiamo l'ombra
degli alberi di fichi e di olivi,
seminiamo idee,
come lievito nell'impasto.
Il gelo del
ghiaccio nei nostri nervi,
e il fuoco
dell'inferno nei nostri cuori.
Spremiamo le
pietre se assetati
mangiamo la terra
se affamati,
ma non ce ne
andiamo.
E non risparmiamo
il caro sangue
non risparmiamo,
non risparmiamo.
Qui abbiamo
passato, presente e futuro.
Come fossimo
venti volte l’impossibile
A Lidda, a Ramla,
in Galilea,
oh nostre radici
vive, aggrappatevi,
e più in fondo affondate oh origini.
È meglio che
l'oppressore rifaccia i conti
prima che s'invertissero
i ruoli!
Per ogni azione …
leggete
Ciò che nei libri
è stato scritto.
Traduzione di
Gassid Mohammed
Bellissimi versi molto commoventi e attuali, una forte emozione a leggerlo nella tua ottima traduzione. Grazie di cuore e facci conoscere la ricchezza della cultura palestinese e irachena. Spero di incontrarti presto a Bologna
RispondiEliminaGrazie per le belle parole. Mi farebbe un immenso piacere, sono sempre a Bologna
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