Di sangue sa l'odore dell'aria/ Raed Wahesh

 Raed Wahesh



Poeta, scrittore e giornalista palestinese – siriano, nato nei campi profughi in Siria. E' stato costretto a lasciare la Siria dopo la rivoluzione del 2011, e attualmente vive in Germania. Ha pubblicato alcune raccolte di poesia, tra cui "Sangue bianco, 2005", "Quando non è accaduta la guerra, 2012", "In camino ci incontriamo .. in cammino ci separiamo, 2016". Ha pubblicato anche "Un pezzo mancante dal cielo di Damasco, 2015" che è un misto di generi letterari, tra racconti, testi teatrali, resoconti di viaggi e articoli.

Ha partecipato in vari festival culturali, europei e arabi. È stato redattore in vari giornali e varie riveste arabe, ed è, attualmente, redattore della pagina culturale del blog "Ultrasawt".

 

 

 

 

A te scrivo dal confine del massacro,

di sangue sa l'odore dell'aria

di odio secco sa il silenzio notturno.

 

Nel momento in cui batto sulla tastiera

Altri battono i petti piangendo,

e non smettono di sbattere le teste ai muri, e ai muri d'aria.

E mentre gridano, straziati, nelle orecchie dei loro morti

io grido il tuo nome, come orfano come vedova

come padre che ha perso il figlio..

grido il tuo nome con l'intenso dolore vivido.

 

Scrivo per gridare il tuo nome

Non perché tu risponda o venga,

ma per indagare quanto gridare mi resta.

 

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Strada 1

 

Magari fossimo cartoni animati,

alla bomba disegniamo un sorriso

e occhi con lunghe ciglia,

di rosso tingiamo le gote

e del color del vino i capelli.

Quando viene lanciata

esplode in palloncini, caramelle e piume,

 e ci saranno mille motivi per danzare.

 

Disegniamo al razzo due gambe,

abbandona la piattaforma per i campi profughi

piange nei grembi delle madri come figlio perso,

e diventa un'altalena per i bambini.

 

 

Facciamo dai fucili stampelle per i vecchi,

e dalle pallottole collane per le ragazze.

 

Se fuggiamo ci proteggono gli alberi,

cingono i nostri corpi come blindature verdi.

Se invadano i nostri quartieri

ci difendono animali domestici e selvatici..

alla fine buttiamo i cattivi,

a calci nel sedere,

fuori del nostro pianeta.

 

Magari il mondo fosse uno studio

magari fossimo cartoni animati!

 

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Strada 2

 

Come amanuense a Baghdad

con calamaio che cancella la pergamena,

e lanterna che aumenta l'oscurità della notte

provo a immaginale il ventunesimo secolo…

Come un vecchio olivo, sul quel pendio che è una ferita nel monte,

intravedo l'ombra dell'olio, nello spettro delle olive, sullo spettro dei rami, nel fantasma dell'albero che ero..

ma da quando il vento l'ha tagliato, il pendio è divenuto ferita

che sanguina nella memoria del monte

i dolori d'un olivo tagliato come una vena..

 

Come lo stormo di corvi nell'ultimo quadro di Van Gogh

cerco la possibilità di restare in volo,

fossi anche un dipinto sulle pareti musei..

 

Come il tatuaggio d'una tribù che cade dal viso della nonna e s'appiccica sulla sabbia, come la sabbia a cui prega la tribù, non posso negare la parentela con i morti.

 

Questa  guerra mi ha reso

simile a tutte queste cose.

 

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 Strada 3

 

Le madri assimilano le strade

con le linee di kajal negli occhi,

e quando piangono cola il kajal

e colano le strade.

 

Ogni volta che pensiamo

cancellasse con le mani

una strada dalle guance

lei invece ispezionava la mappa.

 

I loro fazzoletti

Son pieni di strade.

 

Ci vuole sempre kajal, dicono,

per fertilizzare il terreno delle facce,

poiché coloro che versano

il fluido degli occhi

senza mescolarlo con qualche sostanza nera

avranno i volti come terre incolte.

 

Quella era il suo modo

nel cancellare le strade,

quella era la loro maniera

per dissimulare l'esodo.

 


Gassid Mohammed


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